Quel servizio che si fa preghiera
Ho lavorato tanto in queste settimane, nell'ambito del mio servizio di guida, a un progetto per i disabili: un tentativo di trasposizione delle “pratiche settimanali” dal testo scritto in file audio. E' stato un lavoro "tecnico", in qualche modo un “sacrificio”, che spesso mi allontanava dalla gioia dialogante con Dio della “Sacra Mezzora” e avevo la sensazione che mi abbrutisse. Al monastero Dusmet, durante i deserti in questi mesi, ho attraversato dunque momenti di interiore contraddizione, tra scoraggiamenti, sensi di colpa verso Dio, rassicurazioni e motivazioni a continuare invece nel mio lavoro.
Spesso la "preghiera di accoglienza" mi ha aiutato in questo difficile itinerario, suggerendomi di "lasciar fare" a Gesù, anche cercando di imitare la sua "relazione personale" col Padre.
A Lui ho chiesto: "Dammi la tua disposizione interiore ed il tuo cuore povero ed umile. Fa' che mi abbandoni alla tua Volontà nel silenzio della tua “grotta”, lontana dai rumori, al buio, nel vuoto, non sapendo dove si va a finire, dimenticando il mio io e le mie preoccupazioni".
In questo "deserto dialogante" col Signore, mi sono dunque rivolta a Lui pregando il Salmo 15 e ho percepito la consapevolezza che è stato proprio quel "sacrificio" di rinuncia alla "Sacra Mezzora" che mi ha permesso, invece, almeno in questa fase del mio apostolato, di andare avanti sulla "via della santità", anche perché ugualmente, durante il giorno, non si è mai interrotto il mio dialogo orante con Lui cui chiedo sempre sostegno e conforto.
Devo dire che mi costava molto sacrificare il tempo della meditazione per il lavoro "tecnico" di cui sopra e ciò oscurava anche la mia gioia. Ma superavo le mie insicurezze nella convinzione che proprio questo lavoro finiva per diventare un sacrificio per Amore Suo e per la diffusione della Sua Parola al servizio dei miei fratelli più disagiati. Questa consapevolezza mi ha dato infine la pace e la forza di continuare nel lungo lavoro di trasposizione delle nostre "pratiche settimanali".
Adesso in preghiera, proprio in questo deserto ho "sentito" tutto ciò come frutto della Volontà di Dio. Infatti io non sono che una piccola guida "consacrata" al servizio dell’uomo, e proprio questo mio lavoro mi ha permesso di servire il Padre, con gioia ed amore consapevole.
Durante le meditazioni di questo deserto, vissuto peraltro nella cornice naturale di un monastero benedettino, ho incontrato anche l'icona del beato Card. Dusmet e anche questo piccolo "segno" mi è apparso come ulteriore rassicurazione e conferma della vicinanza di Dio, quasi un benevolo incoraggiamento a completare il mio lavoro, non limitandomi dunque alla sola "meditazione interiore", ma sforzandomi anche di operare più attivamente per una migliore accoglienza del "diverso".
Non posso dimenticare, in questo contesto, la mia esperienza vissuta attuando la "pratica settimanale" con mio fratello disabile. Ricordo in particolare la sua "revisione" durante la seconda sessione, “Se conoscessi il Padre” : "Ricordo - sono le sue parole - di aver "sentito" la tenerezza di Abbà e questo mi ha permesso di riflettere positivamente sul mio essere “ciaccato” e di accettare questa condizione come una grazia. Ho capito che essere "normali" è un “miracolo”, non apprezzato da chi è normale. Infatti, quando lo ero, davo più tempo alle cose da fare e al denaro, piuttosto che al valore di essere stato creato sano".
E’ stato così che sono andata avanti, superando finalmente quelle mie difficoltà interiori.
Adelina Fidelbo (guida Tov)
Deserto mensile del 17 Settembre 2017
presso Monastero Dusmet (Nicolosi - Ct)